Oggi, troppo spesso, si crede che l’arte debba accogliere tutto. Io sono un attore. Ma proprio per questo, oggi sento il dovere di prendere posizione. Abbiamo trasformato l’emozione in melassa. Non ci chiediamo più da dove nasce un’emozione vera. Ma la bellezza – la vera bellezza –
✍️ PREMESSA DELL’AUTORE
Che basti “esprimersi” per fare arte.
Ma l’arte – quella vera – ha regole invisibili.
Nasce da un pensiero chiaro, da un’urgenza reale,
da un rispetto profondo per l’anima umana.
Ho lavorato con tutti, senza mai fare distinzioni.
Ho condiviso palchi e set con persone di ogni orientamento, con umanità diverse,
e so quanto ogni essere umano porti con sé una storia sacra.
Perché l’amore non è un’esibizione,
il pudore non è debolezza,
e la bellezza non si urla: si custodisce.
Oggi si confonde l’arte con la provocazione,
la poesia con l’ironia sguaiata,
il linguaggio con lo slogan.
Non esiste più un fil rouge emotivo nei film.
Tanti effetti speciali… e poi, alla fine, il nulla.
Un vuoto che non vibra, non crea, non resta.
è figlia del rigore, del silenzio, del pensiero profondo.
Ed è tempo di dirlo.
de il GladiAttore Io sono un attore. Perché oggi non si distingue più l’amore dal rumore. Oggi vedo parate dove si urla l’amore, Ma sia chiaro: L’amore vero non ha bisogno di mostrarsi. Perché quando l’amore diventa esibizione… smette di essere amore. Io non contesto il diritto di amare chi si vuole. Questo… non è amore. Lo dico con verità: Era un gioco tra uomini, tra artisti. Se oggi un comico ti dice “sei una merda”, E io, che sono cresciuto difendendo la sacralità del palco, Non chiamatelo amore. Io, GladiAttore, Lo spettacolo è un tempio. NON CHIAMATELO AMORE
E ho lavorato con tutti.
Con uomini, donne, trans, comici, cantanti, ballerini, omosessuali e non.
L’arte, quando è vera, non giudica il cuore.
Ma oggi… oggi qualcosa si è rotto.
Il pudore dal narcisismo.
La libertà… dalla volgarità.
e non lo si vive.
Vedo uomini travestiti da donne, mezzi nudi, con falli di gomma in mano,
che chiamano tutto questo "orgoglio".
E io mi chiedo: orgoglio di cosa?
non ho mai provato piacere nemmeno nel vedere due eterosessuali baciarsi in pubblico con la lingua,
come se dovessero convincere il mondo del loro amore.
Che sia tra un uomo e una donna, o tra due uomini o due donne,
ciò che mi disturba è l’eccesso, la pornografia del sentimento.
Contesto l’oscenità dell’esibizione,
quando diventa pornografia emotiva,
quando sbandieri la tua intimità davanti ai bambini,
e pretendi che ti applaudano.
Questo è spettacolo di sé stessi.
E il teatro… quello vero…
non è mai stato uno specchio per narcisisti.
È stato, semmai, specchio per l’anima.
molti attori, dietro le quinte, giocavano a fare i gay.
Molti erano eterosessuali.
Non lo facevano per deridere,
ma per sciogliere le tensioni, per ironizzare sulla vita,
per giocare con i linguaggi dell’ambiguità,
in una confidenza teatrale fatta di libertà e intelligenza.
Oggi invece quella caricatura è diventata norma.
È diventata un modello comportamentale esibito, urlato, ostentato,
e spesso svuotato di ogni significato profondo.
e lo fa ridendo con tono femmineo e vezzoso…
la gente ride.
Ride e applaude.
Perché non sa più che cos’è davvero l’amore.
Non sa più che cos’è davvero il rispetto.
che ho imparato a recitare in silenzio,
con rispetto per il pubblico e per la parola,
oggi non ci sto.
Non chiamatelo arte.
Non chiamatelo teatro.
scelgo di rifondare un pensiero dello spettacolo.
Uno spettacolo che torna ad essere rito,
non cabaret di anime confuse.
E chi vi entra
dovrebbe farlo in punta di piedi.
Perché la bellezza non urla.
La verità… non si traveste.
E l’amore…
l’amore vero…
non ha bisogno di essere spiegato.
Si riconosce da sé.