In un'epoca dominata dalla competizione e
dall'individualismo, il mondo del teatro ci offre una prospettiva illuminante e
profondamente umana sul significato di leadership e condivisione. Riflettendo
sulla mia esperienza nel campo artistico, mi trovo a confrontare due visioni
del mondo teatrale che, seppur distanti nel tempo, svelano una mutazione
culturale e professionale tanto sottile quanto significativa.
All'inizio della mia carriera, ho avuto il privilegio di
lavorare con icone del teatro italiano, come Valeria Valeri. La sua presenza
sul palco era più di una performance; era una lezione di vita. Valeri, con la
sua profonda umanità, insegnava attraverso lo sguardo: "vai con calma,
aspetta, guardami", mi diceva. In quelle parole c'era l'essenza di un
teatro fatto di ascolto, pazienza, e soprattutto, generosità. Non c'era fretta
per l'applauso, perché quello che contava era il momento condiviso,
l'esperienza collettiva che si creava tra noi attori e il nostro pubblico. In
quel gesto di rinunciare all'applauso per favorire un collega, Valeri
dimostrava che la vera grandezza di un artista, e forse di un leader, risiede
nella capacità di elevare gli altri.
Tuttavia, con il passare degli anni, ho notato un
cambiamento preoccupante. Lavorando con le nuove generazioni, ho spesso
incontrato un approccio radicalmente differente: una competizione quasi
ossessiva per l'attenzione del pubblico, dove l'applauso diventa il trofeo
personale a discapito del valore collettivo dell'opera. Questo cambiamento di
mentalità non solo riduce lo spazio per la crescita artistica condivisa ma
instaura anche un clima di insicurezza e competizione che va a discapito
dell'essenza stessa del fare teatro.
Il teatro, nella sua forma più pura, è uno specchio della
società. La trasformazione che abbiamo vissuto sulle scene riflette una più
ampia evoluzione culturale, dove il successo individuale sembra prevalere
sull'importanza del bene comune. Questo spostamento di valori rischia di minare
le basi su cui si fonda la nostra comunità artistica e, per estensione, la
nostra società.
La generosità e la capacità di mettersi al servizio degli
altri sono qualità che definiscono i veri leader, sia sul palco che nella vita.
Nel teatro come nella società, dobbiamo ricercare e valorizzare quei leader
che, con la loro umiltà e saggezza, sanno rinunciare alla luce dei riflettori
per illuminare il cammino degli altri. Ripensando alla lezione di Valeria
Valeri, è chiaro che il futuro del teatro, e forse della nostra cultura,
dipenderà dalla nostra capacità di riabbracciare questi valori di condivisione,
rispetto e generosità.
In un mondo che cambia, il teatro continua a offrirci
preziose lezioni su come vivere e lavorare insieme. Ricordare e praticare la
generosità sulle scene può essere il primo passo per costruire una società più
empatica e unita, dove il successo è misurato non solo dall'applauso personale,
ma dalla qualità delle relazioni che siamo in grado di costruire e mantenere.